Recensione
Pubblicato: 2015-08-15

Manuale di fisiopatologia respiratoria - A cura di I. Cerveri e A. Rossi

Articolo

L’esplosione di internet degli ultimi 2 decenni ha sostanzialmente soppresso molta manualistica scientifica. Rispetto ad internet un manuale è lento nella consultazione e sempre indietro nell’aggiornamento. Un indice analitico cartaceo compete a fatica con un motore di ricerca elettronico. Purtuttavia, un buon manuale è in genere il distillato del meglio e permette di evitare l’inganno del colossale rumore di fondo che hanno tutte le informazioni su internet. Non tutti gli utilizzatori, nemmeno i nativi digitali, hanno la cultura e le competenze per filtrare da internet le informazioni corrette. Nel manuale questo lavoro è già stato fatto dagli Autori.

Il “Manuale di fisiopatologia respiratoria” a cura di Isa e Andrea è dal punto di vista formale un’opera decisamente originale in quanto accoppia una modalità classica di costruzione di un manuale all’utilizzo della rete come repository per una cospicua mole di materiale iconografico e tabellare. Il volume copre tutti i capitoli della disciplina fisiopatologica e li affida ad alcuni tra i maggiori esperti internazionali della materia. In ogni capitolo bene convivono in modo equilibrato nozioni teoriche classiche, aspetti di ricerca e conclusioni pratiche; parallelamente le bibliografie sono molto aggiornate non trascurando i principali lavori che hanno nel tempo determinato la evoluzione della materia a partire dal primo articolo sulla spirometria di J. Hutchinson del 1846.

Rispetto ai contenuti va premesso che la fisiopatologia respiratoria non è oggi “di moda” come negli anni 70 e 80. Oggi vanno di moda soprattutto la biologia molecolare in ambito di ricerca e la Pneumologia interventistica in ambito clinico. È però indubbio che senza una buona base fisiopatologica lo Pneumologo non può andare da nessuna parte. Formule, curve e grafici possono a volte sembrare ostici e aridi ma senza interpretazione fisiopatologica spesso non si fa diagnosi, mai si fa una stratificazione di gravità e quindi non si fa prognosi né si attribuiscono trattamenti appropriati, dal semplice puff di broncodilatatore alla ventilazione meccanica.

Il manuale è rivolto agli studenti di Medicina, agli Specializzandi in Malattie dell’Apparato Respiratorio, a tutto il personale sanitario che quotidianamente si occupa di fisiopatologia respiratoria, ma penso che anche Pneumologi esperti possano trovare nel volume spunti di riflessione ed innovazione rispetto alla propria pratica abituale.

Se una piccola osservazione posso fare, vorrei vedere in una prossima revisione anche un capitolo sugli aspetti organizzativi. Forse è materia non strettamente scientifica, ma un manuale che vuole avere ricadute pratiche in Medicina deve anche contemplare aspetti che riguardano la ricerca organizzativa. Non è indifferente rispetto alla equità di accesso alle cure sapere se un modello organizzativo rispetto ad un altro presenta maggiore o minore efficienza e affidabilità (es. office spirometry nella diagnosi precoce della BPCO), sapere cosa dobbiamo garantire al primo livello diagnostico a tutti i pazienti e cosa affidare solo a centri specialistici. L’appropriatezza di setting non è un dato a prescindere, ma va sostanziato da ricerche ad hoc, forse apparentemente meno nobili rispetto agli studi sui recettori, ma essenziali per lo sviluppo di una medicina effettivamente centrata sui bisogni del paziente.

Mirco Lusuardi

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Copyright

© Associazione Italiana Pneumologi Ospedalieri – Italian Thoracic Society (AIPO – ITS) , 2015

Come citare

Lusuardi, M. (2015). Manuale di fisiopatologia respiratoria - A cura di I. Cerveri e A. Rossi. Rassegna Di Patologia dell’Apparato Respiratorio, 30(4), 241. https://doi.org/10.36166/2531-4920-2015-30-47
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