Serie - “BPCO e cuore sinistro”
Pubblicato: 2014-06-15

BPCO e cuore sinistro: l’epidemiologia

Struttura Complessa di Riabilitazione Specialistica Cardio-Respiratoria, Dipartimento Cardio-Toraco-Vascolare, Azienda Ospedaliera “C. Poma”, Mantova
Struttura Complessa di Riabilitazione Specialistica Cardio-Respiratoria, Dipartimento Cardio-Toraco-Vascolare, Azienda Ospedaliera “C. Poma”, Mantova
BPCO Cardiopatia ischemica Scompenso cardiaco Interazioni cuore-polmone Comorbilità

Abstract

La broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) è inestricabilmente associata con le patologie cardiovascolari dalla diagnosi alla morte. Circa il 30% dei pazienti con BPCO ha cardiopatia ischemica, circa il 20% ha scompenso cardiaco (SC) e la maggioranza di loro ha aritmie cardiache significative. Le patologie cardiovascolari nei pazienti con BPCO sono in gran parte dovute ad aterosclerosi. La patogenesi dell’aterosclerosi è complessa e multifattoriale e alcuni fattori di rischio sono condivisi con la BPCO. L’infiammazione sistemica riscontrata nei pazienti con BPCO è ritenuta essere uno degli eventi nodali che porta alla formazione della placca. Le modificazioni della pressione intratoracica indotte dall’attività respiratoria, in particolare nei pazienti con BPCO, possono modificare profondamente la funzione cardiovascolare mediante complessi e spesso opposti meccanismi. I pazienti con BPCO e iperinflazione polmonare hanno un compromesso riempimento diastolico ventricolare sinistro e questo condiziona una ridotta tolleranza allo sforzo. Le patologie cardiovascolari sono una importante causa di ricoveri e mortalità nei pazienti con BPCO e frequentemente complicano le riacutizzazioni di BPCO. La BPCO e lo SC coesistono frequentemente e la disfunzione ventricolare peggiora la prognosi dei pazienti con BPCO. Dato che i pazienti con BPCO sono ad aumentato rischio di patologie cardiovascolari (in particolare cardiopatia ischemica e SC) che ne possono condizionare la prognosi e la gestione terapeutica si consiglia fortemente una precoce e sistematica valutazione della funzione cardiaca.

Epidemiologia della comorbilità BPCO - cuore sinistro

Lo studio TORCH coinvolgente 6184 pazienti con broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) con volume espiratorio forzato in 1 secondo (FEV1) post broncodilatatore pari al 45% del teorico ha evidenziato che a tre anni il 14,3% dei pazienti erano deceduti, e di questi il 26% per cause cardiovascolari 1 2.

Diversi dati evidenziano che la BPCO nei suoi diversi aspetti è inestricabilmente correlata, dalla diagnosi fino alla morte, con la comorbilità cardiovascolare 3-6.

Da anni è stato evidenziato in studi anatomo-patologici e recentemente con ecocardiografia che fino al 37% dei pazienti con BPCO presenta una ipertrofia ventricolare sinistra, talora severa 7 8. È stata evidenziata una correlazione tra il grado di ipertrofia ventricolare destra e sinistra e tra il grado di ipertrofia ventricolare sinistra e la fibrosi del ventricolo stesso 9.

Diversi fattori sono stati evocati quali responsabili di queste alterazioni strutturali del ventricolo sinistro nella BPCO, aumento dei livelli plasmatici di adrenalina, ipossia, acidosi arteriosa 9.

La BPCO e la cardiopatia ischemica presentano una elevata prevalenza e condividono fattori di rischio comuni quali fumo di sigaretta, età avanzata e sedentarietà. È diventato progressivamente sempre più evidente che i pazienti con limitazione del flusso aereo hanno un rischio significativamente aumentato di morte per infarto miocardico indipendentemente dall’età, dal sesso e dalla storia di fumo 10. Uno studio eseguito in 88 pazienti con BPCO (FEV1 45 +/- 4% del teorico) e 82 pazienti senza BPCO ha evidenziato che, pur in assenza di significativa differenza rispetto alla storia di fumo ed altri fattori di rischio coronarico fra i due gruppi, i pazienti con BPCO presentavano alla coronarografia lesioni coronariche statisticamente più numerose e gravi rispetto ai pazienti senza BPCO 11.

I pazienti con BPCO hanno un decorso caratterizzato da riacutizzazioni che condizionano un più rapido declino della funzione respiratoria, una scadente qualità di vita, aumentati costi assistenziali, aumentata infiammazione delle vie aeree, un aumentato rischio di infarto miocardico (oltre due volte nei primi 5 giorni di riacutizzazione) e una maggiore mortalità 12 13. La funzione sistolica ventricolare sinistra nella maggior parte degli studi eseguiti in pazienti con BPCO è risultata nella norma mentre è stata evidenziata una disfunzione sistolica ventricolare sinistra da sforzo nel 50% dei pazienti con BPCO grave 14 15.

Non esistono una caratterizzazione e una definizione di scompenso cardiaco (SC) ampiamente accettate, come risulta da recenti linee guida sullo SC 16 17. Alcuni pazienti hanno SC dovuto a ridotta frazione di eiezione ventricolare sinistra, altri hanno SC con frazione d’eiezione preservata 17. La maggior parte dell’evidenza sul trattamento è per lo SC da disfunzione sistolica ventricolare sinistra. La causa più frequente di SC nel Regno Unito è la cardiopatia ischemica e molti pazienti hanno avuto un infarto miocardico in precedenza 17 18.

Qual è la prevalenza di SC nei pazienti anziani con BPCO? Uno studio ha evidenziato che in una popolazione anziana (405 pazienti; ≥ 65 anni) con BPCO stabile (secondo i criteri GOLD) SC precedentemente non riconosciuto, diagnosticato secondo i criteri della European Society of Cardiology, si riscontrava nel 20,5% dei pazienti 19. Uno studio multicentrico Italiano coinvolgente 278 pazienti con BPCO riacutizzata ricoverati presso Unità di Terapia Intensiva Respiratoria (UTIR) ha evidenziato che la comorbilità SC era presente nel 20,5% dei pazienti 20.

Un recentissimo studio coinvolgente 2125 partecipanti anziani (età media 73,6 +/-2,9 anni) senza pneumopatie clinicamente evidenti ha evidenziato che la presenza di alterazioni spirometriche basali (capacità vitale forzata (CVF) e FEV1/CVF inferiori ai limiti inferiori del normale) si associa ad una aumentata incidenza di SC 21. In questo studio il pattern restrittivo di disfunzione respiratoria ha dimostrato una più forte associazione con SC rispetto al pattern ostruttivo. L’aumentato rischio di SC persiste dopo controllo di diversi fattori di rischio per SC 21. Sono state fatte diverse ipotesi rispetto ai meccanismi di associazione fra anormale funzione respiratoria e SC: 1. infiammazione sistemica di basso grado, 2. l’alterata funzione respiratoria si associa a stress ossidativo che può compromettere direttamente la funzione cardiaca, 3. le modificazioni nella meccanica respiratoria e nella pressione intratoracica possono ridurre la gittata cardiaca agendo sul pre- e post-carico 21.

Nel 32% di 77 pazienti affetti da BPCO in corso di deterioramento sintomatico è stata riscontrata disfunzione ventricolare sinistra (FE < 40%) 22. Questo studio inoltre ha evidenziato una maggiore frequenza di anomalie contrattili segmentarie (92%) nei pazienti con BPCO e disfunzione ventricolare sinistra rispetto ai pazienti con sola BPCO (42%). Questo dato depone per la genesi prevalentemente ischemica della disfunzione ventricolare sinistra in questi pazienti così come nella popolazione generale 17. Ma la presenza di SC acuto e cronico è in grado di modificare le prove di funzionalità respiratoria (PFR) e se sì in che modo? Uno studio eseguito quasi trenta anni fa ha analizzato l’evoluzione delle PFR nei pazienti ricoverati per SC congestizio e le modificazioni in risposta al trattamento dello SC 23. I 28 pazienti studiati alla valutazione iniziale presentavano sia un difetto ventilatorio ostruttivo che restrittivo; con il trattamento dello SC acuto si è ottenuto un rapido iniziale miglioramento delle PFR, tuttavia è stata segnalata una marcata variabilità interindividuale con alcuni pazienti che hanno impiegato anche 2 mesi per ottenere le loro migliori PFR 23. Quindi è frequente riscontrare difetti ventilatori ostruttivi in pazienti con SC acuto (edema e ostruzione delle vie aeree e iperreattività bronchiale) con il rischio sia di identificare come pazienti affetti da BPCO pazienti che non lo sono, sia di sovrastimare la severità di una BPCO sottostante 24.

Nei pazienti con SC cronico stabile prevale il riscontro di difetto ventilatorio restrittivo al quale concorrono diversi fattori: 1. fibrosi interstiziale, 2. debolezza dei muscoli respiratori, 3. cardiomegalia, 4. congestione polmonare 24. In questi casi il difetto ventilatorio restrittivo può mascherare l’iperinflazione polmonare e quindi la diagnosi di BPCO 24. Studiando 148 pazienti ricoverati in Unità di Terapia Intensiva (UTI) per BPCO riacutizzata utilizzando anche l’ecocardiogramma, un panel di esperti ha giudicato che il 31% delle riacutizzazioni di BPCO era associata a disfunzione ventricolare sinistra, il 13,5% era probabilmente associata a disfunzione ventricolare sinistra e il 55% non era associata a disfunzione ventricolare sinistra 25. Negli stessi pazienti il dosaggio dei biomarkers cardiaci, troponina T (TNT) e NT-proBNP, si dimostrava utile per escludere una riacutizzazione di BPCO associata a disfunzione ventricolare sinistra. In particolare NT-proBNP si è dimostrato più accurato (per valori inferiori o uguali a 1000) nell’escludere l’associazione di disfunzione ventricolare sinistra con la BPCO riacutizzata (sensibilità 94%; valore predittivo negativo 94%) 25. Un recente studio, determinando i valori di NT-proBNP e di troponina T, ha valutato il coinvolgimento cardiaco nelle riacutizzazioni di BPCO e l’associazione tra i biomarkers cardiaci e la mortalità 5. L’aumento dei biomarkers cardiaci misurati a un’ora dal ricovero ha predetto la mortalità a un mese 5. In questo studio è stata riscontrata solo una lieve correlazione fra PCR e NT-proBNP e assenza di correlazione fra PCR e TNT, questo ad indicare che la severità dell’infiammazione sistemica non è un determinante del coinvolgimento cardiaco 5. Un altro recente studio ha riportato i riscontri autoptici di 43 pazienti deceduti per BPCO riacutizzata entro 24 ore dal ricovero 6. È stato evidenziato che 16 pazienti (37%) erano deceduti per scompenso cardiaco, 12 (28%) per polmonite, 9 (21%) per embolia polmonare, 6 (14%) per insufficienza respiratoria secondaria a BPCO, inoltre nel 44% dei pazienti erano evidenti segni di aterosclerosi generalizzata 6. Da un punto di vista clinico in pazienti con BPCO in fase di riacutizzazione l’utilizzo dei biomarkers cardiaci BNP e NT-proBNP è molto utile per individuare l’eventuale coesistenza di SC 25 26. I dati di questi ultimi due studi sembrano indicare che il coinvolgimento cardiaco nelle riacutizzazioni di BPCO sia un importante determinante della prognosi a breve termine delle riacutizzazioni stesse 5 25. È stato ipotizzato da diversi autori che l’utilizzo di beta-bloccanti in particolare beta1 selettivi, possa ridurre il rischio di riacutizzazioni di BPCO e la mortalità secondaria alle riacutizzazioni stesse 26-28.

In due studi che hanno analizzato pazienti affetti da BPCO con insufficienza respiratoria cronica il monitoraggio elettrocardiografico di 24 ore ha evidenziato: battiti ectopici sopraventricolari, tachicardia parossistica sopraventricolare, battiti ectopici ventricolari nel 70-100%, tachicardia ventricolare non sostenuta nel 22-35% dei pazienti 29 30. Nei pazienti con BPCO rispetto ai coetanei senza BPCO le aritmie complesse sono più frequenti ed eguagliano quelle riscontrate in pazienti ad alto rischio con cardiopatia ischemica rianimati da arresto cardiaco extra ospedaliero 29. I fattori aritmogeni potenzialmente presenti in questi soggetti sono numerosi, ma le aritmie non si sono dimostrate in grado di predire la pur elevata mortalità 29 30.

Uno studio successivo coinvolgente 402 uomini con età media di 68 anni ha analizzato la mortalità e gli eventi coronarici rilevati ad un follow-up di 14 anni in relazione al riscontro di aritmie ventricolari all’ECG dinamico e alla funzione respiratoria (FEV1 in percento rispetto al teorico e suo rapporto con la CVF) 31. Questo studio ha dimostrato che la funzione polmonare è inversamente correlata con le aritmie ventricolari e che l’aumentata incidenza di infarto miocardico e morte associata alla aritmie ventricolari era limitata a uomini con i valori più bassi di funzione respiratoria. Lo studio conclude che la funzione polmonare dovrebbe essere considerata quando si valuta il significato prognostico delle aritmie ventricolari 31.

Da diverso tempo è noto che le aritmie sia sopraventricolari che ventricolari sono molto frequenti nella BPCO in corso di riacutizzazione ed è stato riportato che entrambe sono associate ad una aumentata mortalità 32. Uno studio più recente coinvolgente 278 pazienti con BPCO riacutizzata ricoverati presso le Unità di Terapia Intensiva Respiratoria Italiane ha evidenziato la comparsa di complicanze cardiovascolari nel 39% dei pazienti e in particolare aritmie severe nel 14,4% e scompenso cardiaco nel 17,6% dei pazienti 20. In questo studio la comparsa di complicanze cardiovascolari ha identificato un sottogruppo di pazienti a elevata mortalità ma le complicanze cardiovascolari e in particolare le aritmie severe non sono risultate essere variabili prognostiche indipendenti 20.

Cenni sulle interazioni cuore – polmoni nella BPCO

Cuore e polmoni sono intimamente accoppiati anatomicamente e funzionalmente a costituire l’unità Cuore – Polmoni che ha il compito di garantire un adeguato trasporto di ossigeno ai tessuti in diverse condizioni fisiopatologiche 34 35. Recentemente è stata presa progressivamente coscienza che la funzione cardiaca è condizionata non solo dai quattro classici fattori, frequenza cardiaca, contrattilità miocardica, precarico, postcarico, ma anche da fattori quali l’interdipendenza ventricolare e gli stress esterni al cuore 35. Un esempio del possibile effetto degli stress esterni è costituito dalla compressione della “fossa cardiaca” secondaria a iperinflazione dinamica (ID) 35. La riacutizzazione di BPCO con insufficienza respiratoria è caratterizzata da ID definita dall’aumento del volume polmonare fine espiratorio oltre il volume di equilibrio elastico del sistema respiratorio. L’aumento della pressione intratoracica (PIT) conseguente all’ID può portare a:

  1. aumento delle resistenze vascolari polmonari;
  2. riduzione del ritorno venoso e della portata cardiaca;
  3. compressione della fossa cardiaca con possibile riduzione del volume tele diastolico ventricolare sinistro 33-35.

Due recenti studi hanno dimostrato questa ipotesi 36 37. Uno studio ha analizzato in 138 pazienti con BPCO la relazione fra funzione polmonare, le dimensioni e la funzione cardiaca e le loro conseguenze sul test del cammino di sei minuti 36. È stato utilizzato l’ecocardiogramma per valutare le dimensioni e la funzione bi ventricolare e la spirometria globale (in particolare il rapporto capacità inspiratoria/capacità polmonare totale, il volume residuo e la capacità funzionale residua) per valutare l’ID.

I parametri di ID hanno evidenziato una correlazione inversa fra la gravità della BPCO e le dimensioni delle camere cardiache 36. Un rapporto capacità inspiratoria/capacità polmonare totale ≤ 0,25 è responsabile di una compromissione del riempimento diastolico ventricolare sinistro e della funzione ventricolare destra. Inoltre la riduzione del volume tele diastolico ventricolare sinistro è risultata indipendentemente associata alla riduzione della distanza percorsa durante il test del cammino 36. Il secondo studio ha valutato la struttura e la funzione ventricolare sinistra in 2816 pazienti con BPCO lieve con risonanza magnetica nucleare (RMN), l’enfisema polmonare con tomografia assiale computerizzata (TAC) del torace e la funzione respiratoria con spirometria secondo i criteri dell’American Thoracic Society 37. Ogni aumento del 10% dell’enfisema alla TAC torace correla linearmente con la riduzione del volume tele diastolico ventricolare sinistro, della gittata sistolica e della portata cardiaca. Nei pazienti con BPCO un fattore nodale che contribuisce alla riduzione della qualità della vita è la ridotta tolleranza allo sforzo. Diversi dati dimostrano che la riduzione della tolleranza allo sforzo nella BPCO è dovuta all’ID 38. L’ID attraverso l’aumento della PIT porta a riduzione del ritorno venoso, del volume tele diastolico ventricolare sinistro, della gittata sistolica ventricolare sinistra e della portata cardiaca. Gli interventi chirurgici di riduzione del volume polmonare nei pazienti con enfisema possono portare i loro effetti benefici riducendo l’ID e quindi migliorando la funzione cardiaca 38.

BPCO e cardiopatie sinistre: ospedalizzazioni e mortalità

Nel Lung Health Study 5887 pazienti di età compresa fra 35 e 60 anni con BPCO lieve (FEV1 74% del teorico) sono stati seguiti per 5 anni con l’obiettivo di valutare se un intervento intensivo di cessazione del fumo e l’utilizzo di ipratropio bromuro potessero ridurre il declino del FEV1 e l’incidenza di morbilità e mortalità respiratoria e cardiovascolare 39. Non ci sono state differenze tra i gruppi iniziali di trattamento e la mortalità per tutte le cause (2,24-2,75%). Le morti per patologie cardiovascolari sono state più frequenti nel gruppo di intervento per cessazione del fumo + ipratropio (33%) che nel gruppo della terapia usuale (23%) sollevando un forte sospetto che l’ipratropio potesse essere causa di aumentata mortalità cardiovascolare 39. Il 13% dei pazienti ha avuto almeno un ricovero e gli eventi cardiovascolari sono stati responsabili del 42% dei primi ricoveri e del 48% dei secondi ricoveri. Ogni riduzione del FEV1 del 10% era responsabile di aumento del 14% della mortalità totale e del 28% della mortalità cardiovascolare 39. Analizzando i dati dei 15759 pazienti adulti (43-66 anni) dello studio ARIC, è stato valutato se una classificazione GOLD modificata della BPCO (FEV1 prebroncodilatatore e inserendo una categoria di “ristretti” FEV1/CVF > 70% e CVF < 80% del T) era in grado di predire la mortalità ad un follow- up di 11 anni 4. La mortalità totale è stata pari all’8%, in particolare la mortalità è stata di 8,9/1000 persone/anno (compresa fra 5,4/1.000 persone/anno dei normali a 42/1.000 persone anno nelle classi GOLD 3-4) 4. I 1242 decessi rilevati nello studio hanno avuto le seguenti cause: cardiache 29,8% (13% nelle classi GOLD 3-4), tumore polmonare 13% (23,9% nelle classi GOLD 3-4), respiratorie 3,5% (31,5% nelle classi GOLD 3-4) 4.

In conclusione la percentuale di morte per cause respiratorie e tumore del polmone aumenta con la severità della BPCO, mentre la mortalità cardiovascolare ha un andamento inverso. Analizzando l’associazione fra funzione polmonare e incidenza, prevalenza o recidiva di eventi cardiovascolari in 14681 soggetti dello studio ARIC di età compresa fra i 45 e i 64 anni è stata evidenziata una associazione fra la funzione polmonare e gli eventi cardiovascolari, ma questa almeno in parte era mediata da fattori di rischio cardiovascolari noti 40. Lo studio TORCH coinvolgente 6184 pazienti con BPCO severa (FEV1 medio pari a 45%) ed età media di 65 anni, conferma l’elevata mortalità cardiovascolare in questi pazienti (le cause di morte a 3 anni in 911 decessi sono state: 26% cardiovascolari, 35% respiratorie, 21% neoplasie, 18% altre) 41. Le dimissioni ospedaliere con diagnosi di BPCO negli USA fra il 1979 e il 2001 nei soggetti con più di 25 anni sono state 47.404.700 cioè l’8,5% di tutte le dimissioni 42. Nel 79,2% di queste dimissioni la BPCO era diagnosi secondaria e nel 20,8% la BPCO era la diagnosi principale 42. Nelle dimissioni nelle quali era presente la diagnosi di BPCO la prevalenza e la mortalità ospedaliera per polmonite, scompenso cardiaco, cardiopatia ischemica, neoplasia polmonare e insufficienza respiratoria era nettamente maggiore rispetto alle dimissioni nelle quali la diagnosi di BPCO non era presente 42. In uno studio di popolazione coinvolgente 1861 soggetti di età compresa fra 40 e 60 anni è stato osservato che la riduzione del FEV1 è un marker di futura morbilità e mortalità cardiovascolare indipendentemente dall’età, dal sesso e dalla storia di fumo 10. In questo studio per esempio la riduzione del FEV1 dal 109% al 63% del teorico in non fumatori ha aumentato il rischio di mortalità cardiovascolare di 2,68 volte 10. Nello stesso studio la revisione sistematica della letteratura per un totale di 83880 pazienti ha evidenziato che gli individui con il FEV1 nei quintili più bassi (< 75-80% del teorico) hanno un aumento del 75% del rischio di mortalità cardiovascolare rispetto a quelli nel quintile più alto (> 100% del teorico) e questo anche nei non fumatori 10. A livello di popolazione è stato visto che i soggetti con FEV1 più basso hanno livelli più elevati di proteina C reattiva, fibrinogeno e altri markers di infiammazione sistemica e dato che anche bassi livelli di infiammazione sistemica si associano ad aumentato rischio di aterosclerosi, il FEV1 basso può essere un potente fattore di rischio per morbilità e mortalità cardiovascolare 10. Il primo studio che ha recentemente cercato in modo sistematico la morbilità BPCO SC e le implicazioni prognostiche della coesistenza di disfunzione ventricolare sinistra nei pazienti con BPCO e di BPCO nei pazienti con SC è stato uno studio prospettico di coorte che ha analizzato 201 pazienti stabili con SC confermato con ecocardiogramma (diagnosi posta secondo i criteri della Società Europea di Cardiologia con FE ventricolare sinistra ≤ 40%) e 218 pazienti stabili con BPCO confermata clinicamente e spirometricamente (diagnosi posta secondo i criteri GOLD) 43. Tutti i pazienti con SC (arruolati ambulatorialmente da cliniche specializzate in cardiologia) hanno eseguito la spirometria e tutti i pazienti con BPCO (arruolati ambulatorialmente da cliniche specializzate in pneumologia) hanno eseguito il dosaggio del brain natriuretic peptide (BNP) ed ecocardiogramma, e i pazienti sono stati seguiti per 2 anni 43. La FE media dei pazienti con SC era pari al 32% e il FEV1 medio dei pazienti con BPCO era il 39% del teorico 43. È stata riscontrata ostruzione bronchiale nel 37,3% dei pazienti con SC e disfunzione ventricolare sinistra nel 17% dei pazienti con BPCO 43. I valori di NT-proBNP > 160 pg/ml si associano ad un aumento del rischio di SC di 10 volte 43. La presenza di disfunzione ventricolare sinistra in pazienti con BPCO ha aumentato la mortalità di 2,4 volte rispetto ai pazienti senza disfunzione ventricolare sinistra. La presenza di ostruzione bronchiale nei pazienti con SC non ha influenzato la sopravvivenza 43. In questo studio inoltre ai medici (cardiologi e pneumologi) veniva richiesto prima di eseguire le indagini specifiche (spirometria nei pazienti con SC e ecocardiogramma + NT-proBNP nei pazienti con BPCO) quale probabilità esprimessero rispetto alla presenza dell’altra condizione. Il dato emerso dallo studio è che solo una piccola percentuale (6,5-12%) di pneumologi e cardiologi erano coscienti della presenza della morbilità 43.

Lo studio conclude che BPCO e SC coesistono frequentemente, che la presenza di disfunzione ventricolare sinistra peggiora la prognosi nei pazienti con BPCO e data la sua elevata prevalenza (17%) andrebbe ricercata routinariamente nei pazienti con BPCO 43.

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Affiliazioni

Cleante Scarduelli

Struttura Complessa di Riabilitazione Specialistica Cardio-Respiratoria, Dipartimento Cardio-Toraco-Vascolare, Azienda Ospedaliera “C. Poma”, Mantova

Rino Frizzelli

Struttura Complessa di Riabilitazione Specialistica Cardio-Respiratoria, Dipartimento Cardio-Toraco-Vascolare, Azienda Ospedaliera “C. Poma”, Mantova

Copyright

© Associazione Italiana Pneumologi Ospedalieri – Italian Thoracic Society (AIPO – ITS) , 2014

Come citare

Scarduelli, C., & Frizzelli, R. (2014). BPCO e cuore sinistro: l’epidemiologia. Rassegna Di Patologia dell’Apparato Respiratorio, 29(3), 134-139. https://doi.org/10.36166/2531-4920-2014-29-34
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