Verso una nuova definizione di ARDS: il punto di vista della Pneumologia
Abstract
L’ARDS è una patologia di estrema gravità, responsabile di una mortalità ospedaliera stimata tra il 33% ed il 50%. La mortalità per insufficienza respiratoria (IR) non responsiva a supporto ventilatorio ed extra-coroporeo costituisce solo il 16% dei casi, la sepsi essendone la causa principale. È pertanto essenziale diagnosticarla già in fase precoce, stratificandone la gravità. L’ARDS è stata definita nel tempo in svariati modi a seconda del grado di conoscenza della patogenesi. La sua definizione si basa su criteri clinici (tempo di insorgenza dei sintomi ed origine non-cardiogena dell’edema), radiologici (opacità polmonari bilaterali a distribuzione prevalentemente periferica) e funzionali (entità dell’ipossiemia espressa come rapporto PaO2/FiO2) (P/F). È distinta in “polmonare” ed “extrapolmonare”, a seconda che il fattore etiologico scatenante sia diretto (polmonite, inalazione di gas o di contenuto gastrico, trauma toracico) o indiretto (pancreatite, sepsi). L’entità dell’ipossiemia ne caratterizza la gravità, distinta in “lieve”, “moderata” e “grave” a seconda del rapporto P/F (≤ 300 > 200, 200-100, < 100, rispettivamente) in corso di ventilazione meccanica con pressione positiva continua (CPAP) o pressione positiva di fine espirazione (PEEP) ≥ 5 cmH2O. Il riscontro di una sottostima dell’incidenza a livello mondiale, dovuta a carenza di apparecchiature diagnostiche (emogasanalisi e TC, in primis) in “aree a risorse limitate”, ha indotto ad una rivisitazione della definizione, introducendo il rapporto tra saturimetria transcutanea di O2 (SpO2) e FiO2, e l’ecografia polmonare ad ultrasuoni in sostituzione della TC. La definizione “globale” di ARDS distingue pertanto i pazienti in funzione delle risorse dell’area in cui vivono, con l’intento di assicurarne la migliore assistenza in un’ottica “globale”. Infine, l’esperienza maturata nel trattamento della IR da COVID-19 con alti flussi di ossigeno, ha esteso la definizione “Globale” di ARDS, includendo anche un nuovo gruppo di pazienti con “ipossemia de novo” che si giovano di metodiche diagnostico-terapeutiche non invasive. Con questa nuova definizione, viene rafforzato il ruolo delle UTIP nel management di quei casi di ARDS intercettati ed endo-fenotipizzati nella fase precoce della sindrome in cui i supporti respiratori non invasivi hanno maggiore probabilità di successo nell’evitare l’escalation ai trattamenti invasivi e la mortalità ad essi correlati.
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