Serie - “Macrolidi a lungo termine”
Pubblicato: 2017-10-15

Macrolidi: tra effetto immunomodulatore e antibatterico

UOSC di Pneumologia Interventistica AORN “A. Cardarelli”, Napoli
Polmoniti acquisite in comunità BPCO Panbronchiolite diffusa Biofilm Bronchiectasie Microbioma

Abstract

I macrolidi, quali l’eritromicina, l’azitromicina e la claritromicina, sono antibiotici usati in tutto il mondo per trattare le infezioni respiratorie, come le polmoniti acquisite in comunità (Community-Acquired Pneumonia, CAP). Oltre a questa nota attività antibatterica, una delle “nuove” funzioni dei macrolidi è l’attività immunomodulatrice che agisce sui processi infiammatori a opera dei neutrofili riducendo la produzione di citochine da parte delle cellule epiteliali delle vie aeree e dei macrofagi alveolari. Questa attività di blocco dei meccanismi di infiammazione, senza alterare la risposta immune contro le infezioni, si associa anche a effetti “non antibatterici” sia nell’ambiente sede del processo infiammatorio sia direttamente contro i batteri. La riduzione della ipersecrezione mucosa, la riduzione della virulenza di alcuni ceppi batterici, l’inibizione della formazione del biofilm e dei meccanismi di comunicazione tra cellule batteriche (quorum sensing) sono i più importanti effetti di questi farmaci e permettono di aprire nuove prospettive nel trattamento di alcune malattie polmonari croniche come la BPCO, l’asma bronchiale, le bronchiectasie e le pneumopatie infiltrative diffuse.

Introduzione

I macrolidi sono antibiotici usati comunemente in tutto il mondo per trattare le infezioni respiratorie. Il termine “macrolide” è usato per descrivere un’ampia famiglia di prodotti naturali (molti dei quali presentano attività antibiotica) costituiti da un grande nucleo lattonico e due zuccheri (un amino glucide e uno zucchero neutro). La classificazione dei macrolidi è effettuata sulla base del numero di atomi di carbonio presenti nella loro struttura: 14 atomi (eritromicina, claritromicina, roxitromicina, ketolidi), 15 atomi (azitromicina), 16 atomi (josamicina, miocamicina, spiramicina) 1. La loro azione farmacologica si esplica per inibizione della sintesi proteica microbica tramite il legame alla proteina 23S sulla subunità 50S del ribosoma batterico; questo legame, a seconda della sensibilità del germe colpito, può indurre un effetto batteriostatico o battericida 2. La classe dei macrolidi include vari agenti bioattivi con una eccellente penetrazione tissutale e un’attività antimicrobica rivolta soprattutto verso i cocchi Gram-positivi e i patogeni atipici 3. Da quando, oltre 50 anni fa (nel 1952), è stata scoperta l’eritromicina sono stati individuati più di 300 macrolidi ad attività antibiotica che hanno dato il loro contribuito al trattamento di svariate malattie infettive non solo polmonari 4. La ricerca di nuovi ritrovati non segue battute di arresto e recente è la pubblicazione di due studi di fase 3 sul trattamento delle CAP (Community Acquired Pneumonia) con una nuova molecola appartenente a questa classe di antibiotici, la solithromicina 5 6. Oltre a ciò, non dimentichiamo che le linee guida americane ed europee raccomandano l’uso dei macrolidi per il trattamento delle CAP 7 8, azitromicina e claritromicina 5 8 tra i più indicati.

Numerosi studi dimostrano che i macrolidi, oltre alla nota azione antimicrobica hanno attività sulla funzione leucocitaria, regolano l’espressione delle citochine, agiscono sul meccanismo apoptosico e sulla produzione di muco.

Oltre alla nota attività antimicrobica i macrolidi posseggono anche importanti effetti immunomodulatori 9. Numerosi studi dimostrano che hanno attività sulla funzione leucocitaria, regolano l’espressione delle citochine, agiscono sul meccanismo apoptosico e sulla produzione di muco 10 11. Il primo studio clinico che ha dimostrato l’efficacia dei macrolidi come agenti immunomodulatori è quello di Kudo et al. del 1998 12 dove l’uso di eritromicina a basse dosi, in pazienti con panbronchiolite diffusa (Diffuse Panbronchiolitis, DPB), ha dimostrato di migliorarne nettamente la sopravvivenza. L’attività immunomodulatrice in pazienti con processo infiammatorio cronico delle vie aeree appare essere indipendente dalle proprietà antibatteriche. Tale attività si esplica mediante un meccanismo non assimilabile né a un effetto di immunosoppressione né a un’azione antiinfiammatoria, ma piuttosto a un riallineamento e a una rimodulazione della risposta infiammatoria con blocco dei meccanismi di iperimmunità e iperinfiammazione senza però inficiare la normale risposta immune contro le infezioni 13. Di importanza non inferiore sono gli effetti collaterali che possono derivare dall’utilizzo dei macrolidi: l’epato- e la gastrotossicità (diarrea, nausea, vomito) sono le più comuni reazioni avverse descritte, ma nella pratica clinica sono stati segnalati, anche se meno frequenti, alcuni potenziali eventi cardiovascolari avversi, in particolare, aritmie 14.

Effetti non antibatterici dei macrolidi

Secrezioni delle vie aeree

Il volume e le proprietà biofisiche del muco che normalmente viene eliminato con l’espettorazione (phlegm) giocano un ruolo importante nella regolazione della clearance mucociliare. Sicuramente l’ipersecrezione è causa di infiammazione cronica delle vie aeree e può portare a limitazione funzionale alterando il meccanismo di clearance con conseguenti infezioni ricorrenti.

I macrolidi riducono l’ipersecrezione mucosa sia in vitro che in vivo 15 16. È documentato che la claritromicina migliora la funzione di trasporto delle secrezioni nell’uomo e che questo effetto muco-regolatore è presente solo quando l’ipersecrezione è indotta da una infezione batterica 15 16. Goswami et al. 17 hanno dimostrato, usando cellule umane delle vie aeree in coltura, che l’eritromicina riduce la quantità di muco prodotta dalle cellule della mucosa bronchiale in condizioni basali. Studi di immunoistochimica evidenziano che la claritromicina e la roxitromicina inibiscono la produzione di muco indotta dalla ovoalbumina (OVA) e dal lipopolisaccaride (LPS) in ratti esposti a queste sostanze. Risultati simili sono stati ottenuti nel topo dopo infezione da Pseudomonas aeruginosa 18 19.

I macrolidi possono inibire l’ipersecrezione mucosa senza alterare i normali meccanismi fisiologici.

Dunque i macrolidi possono inibire l’ipersecrezione mucosa senza alterare i normali meccanismi fisiologici. La loro azione si esprime mediante una modulazione dei geni espressori delle mucine sia a livello dei molteplici fattori di attivazione della protein kinasi mitogeno-attivata (Mitogen-Activated Protein Kinase, MAPK), sia a livello dei fattori di trascrizione, esitando quindi in una azione di generale modulazione della immunità e della infiammazione.

Infiammazione

Esistono evidenze in letteratura che l’invasione di cellule infiammatorie può essere “rallentata” dall’uso dei macrolidi. Questo effetto antinfiammatorio è sicuramente collegato all’inibizione di citochine pro-infiammatorie e dalla riduzione di espressione di molecole di adesione attraverso un’azione diretta su vari tipi cellulari. I neutrofili sono importanti effettori cellulari della risposta immunitaria innata in corso di infezioni polmonari: partecipando al “killing batterico” mediato dalla fagocitosi a più livelli, generano infatti una varietà di mediatori immuni che influenzano a loro volta l’attività di altre cellule e rilasciano citotossine come l’elastasi e le Reactive Oxygen Species (ROS) che causano danno tissutale 20-23.

Una delle principali attività antinfiammatorie dei macrolidi è la modulazione della azione pro-infiammatoria dei neutrofili ed in particolare l’inibizione della interleukina 8.

Una delle principali attività antinfiammatorie dei macrolidi è la modulazione della azione pro-infiammatoria dei neutrofili e in particolare l’inibizione della produzione di un potente attivatore neutrofilico e di chemiotassi: l’interleukina 8 (IL8). Oltre a inibire la migrazione neutrofilica, i macrolidi riducono la produzione nei macrofagi di IL1β e di Tumor Necrosis Factor alpha (TNFα), riducendo l’espressione di molecole di adesione sulle cellule endoteliali vascolari e di molecole come l’Intercellular Adhesion Molecule 1 (ICAM-1) e la Vascular Cell Adhesion Molecule 1 (VCAM-1) sulle cellule epiteliali delle vie aeree. Infine, riducono la produzione di metalloproteine da parte di fibroblasti e neutrofili inibendo l’attivazione di Nuclear Factor kappa-light-chain-enhancer of activated B cells (NF-kB) e di Activator Protein 1 (AP-1) 24 25.

L’azione antielastolitica dei macrolidi, molto importante nei processi infiammatori (non solo infettivi) delle vie aeree, si esplica attraverso la stabilizzazione della membrana cellulare ottenuta mediante l’inibizione di citotossine come le ROS e le elastasi, con conseguente riduzione dell’effetto destabilizzante della membrana cellulare a opera di fosfolipidi bioattivi come la lisofosfatidilicolina e il fattore attivante le piastrine (Platelet-Activating Factor, PAF) 26. I macrolidi possono anche agire su alcune funzioni tipiche dei linfociti come la produzione di citochine prodotte da cellule T-helper di tipo 1 (Th1) e tipo 2 (Th2) interferendo con l’attivazione dei meccanismi di segnale intra- ed extracellulare così come possono ridurre i meccanismi di chemiotassi e apoptosi delle cellule T 27 28. Agiscono infine direttamente sui macrofagi non solo riducendo la produzione di citochine proinfiammatorie (IL1β, IL6, IL8, TFNα e GM-CSF), ma anche sopprimendo la produzione di ossido nitrico (NO) a livello dei macrofagi alveolari 29 30.

Effetti (non antibiotici) dei macrolidi sui batteri

L’adesione di un organismo batterico all’epitelio è essenziale per stabilire un primo contatto con l’organismo infettato. Lo P. aeruginosa presenta molti fattori di patogenicità tra cui una spiccata capacità di adesività alla mucosa bronchiale, appannaggio soprattutto dei ceppi di tipo mucoide: basse dosi di eritromicina hanno dimostrato di alterare la morfologia dello P. aeruginosa riducendo l’adesività alla membrana basale in vitro. Yamasaki et al. hanno dimostrato inoltre che l’esposizione di ceppi di P. aeruginosa a livelli di eritromicina inferiori alla MIC (Minimal Inhibitory Concentration) (aggiungo anche di azitromicina) inibisce la motilità del batterio riducendo l’espressione della flagellina in molti ceppi (mucoidi e non mucoidi). Altri fattori associati allo sviluppo di un’infezione batterica acuta o cronica sono: la maggiore o minore virulenza del germe infettante, la formazione del biofilm e la creazione di processi di comunicazione tra le varie cellule chiamato “Quorum Sensing” (QS) 31-34.

Fattori che inibiscono la virulenza

Tanaka 35 ha dimostrato che l’eritromicina inibisce il danno dell’epitelio nasale causato da neutrofili incubati con infiltrati di P. aeruginosa, mentre Fukuda 36 ha riscontrato che i macrolidi riducono l’attività della pneumolisina (importante fattore di virulenza dello S. pneumoniae) e migliorano la sopravvivenza in modelli animali con polmonite pneumococcica rispetto al controllo, così come un pre-trattamento con azitromicina in soggetti con fibrosi cistica (Cystic Fibrosis, CF) e infezione da P. aeruginosa ha dimostrato di ridurre la produzione di fosfolipasi C con un netto miglioramento clinico e funzionale respiratorio 37.

Sembra che un trattamento a lungo termine con macrolidi possa trasformare l’interazione patogeno-ospite da una franca infezione a uno “stato di colonizzazione relativamente benigna”.

Pertanto sembra che un trattamento a lungo termine con macrolidi possa trasformare l’interazione patogeno-ospite da una franca infezione a uno “stato di colonizzazione relativamente benigna”.

Inibizione del biofilm

Una infezione cronica è la maggior causa di infiammazione e distruzione tissutale nella DPB e nella CF. I ceppi di P. aeruginosa coinvolti in queste alterazioni sviluppano un fenotipo mucoide che sintetizza alginato, importante componente del biofilm batterico, soprattutto in presenza di condizioni di sviluppo non favorevoli 38. All’interno del biofilm “maturo” i batteri resistono sia agli attacchi di molti farmaci antibatterici sia all’azione delle cellule fagocitarie. Inoltre, lo stesso alginato può comportarsi da antigene e indurre la produzione di immunocomplessi che si depositano nelle vie aeree con relativo danno tissutale 39.

I macrolidi possono ridurre la formazione del biofilm e disgregare lo stesso costringendo i batteri a riprendere il loro stato planctonico.

I macrolidi possono non solo ridurre la formazione del biofilm mediante effetti inibitori sulla motilità dello P. aeruginosa 40, ma possono disgregare lo stesso biofilm costringendo i batteri a riprendere il loro stato planctonico. Questo spiegherebbe il razionale dell’uso combinato di un macrolide associato ad antibiotici anti-Pseudomonas rispetto all’uso del singolo antibiotico ai fini di massimizzare il killing batterico 41.

Inibizione del “Quorum Sensing”

Il QS è un processo di comunicazione tra batteri mediato da effettori chimici molecolari (3-oxo-C12-HSL, C4-HSL) che si intensifica come conseguenza della densità cellulare 42. Tale sistema regola nei batteri Gram-negativi, come lo P. aeruginosa, la produzione di determinanti della virulenza batterica e la formazione dello stesso biofilm 43.

Campioni di espettorato di pazienti con CF cronicamente infettati da P. aeruginosa contengono mRNA di trascrizione proveniente da geni attivatori del QS, indicativo di una colonizzazione ad alto grado di complessità 44.

L’azitromicina a concentrazione di 2 mcg/mL sopprime la trascrizione dei geni che codificano la formazione degli effettori chimici molecolari responsabili del QS (3-oxo-C12-HSL, C4-HSL) con “blocco” della trasmissione tra germe e germe di alcune caratteristiche di “virulenza”, riducendo così la carica batterica e l’infiltrazione neutrofila 45.

L’azitromicina a concentrazione di 2 mcg/mL sopprime la trascrizione dei geni che codificano la formazione degli effettori chimici molecolari responsabili del Quorum Sensing.

Macrolidi, infiammazione, microbioma polmonare

Recentemente le conoscenze della microbiologia dell’apparato respiratorio sono state rivoluzionate dalla introduzione di tecniche non colturali di identificazione microbica 46. I polmoni, prima considerati sterili in assenza di una franca infezione, hanno dimostrato di contenere varie specie microbiche anche in soggetti sani 47. Il genoma delle comunità microbiche (batteri, funghi, virus, ecc.) che coesistono naturalmente nel polmone come anche in altri organi (stomaco, intestino, rene, apparato urinario, ecc.) viene definito microbioma. Esso contiene circa 100 volte più geni rispetto a quelli del genoma umano. In altre parole il “metagenoma umano”, cioè il set di tutti i genomi contenuti nel nostro corpo, è circa 100 volte più esteso del “genoma umano” finora considerato. La metagenomica è un nuovo campo di studi emergente in cui la potenza dell’analisi del genoma (analisi del DNA di un organismo) è applicata a intere comunità di microbi, sorpassando la necessità di isolare e coltivare le singole specie batteriche. In pratica la metagenomica trascende il genoma individuale e permette al ricercatore di studiare tutto il genoma di una comunità nel suo insieme. Comparando comunità batteriche in persone di età, origine e stato di salute diversi, i ricercatori sperano di trovare come specifici microorganismi possano prevenire o accrescere il rischio di alcune malattie o come possano essere manipolati al fine di migliorare lo stato di salute. In ambito pneumologico sono molte le evidenze che ci dicono che il microbioma di soggetti sani differisce da quello di pazienti con malattie polmonari acute o croniche. È quindi logico chiedersi se sia la specifica malattia polmonare ad alterare le comunità batteriche presenti nel polmone o se siano invece le comunità batteriche patogene a provocare la malattia. Recenti studi su modelli animali sani e patologici hanno cercato di indagare l’influenza che trapianto di polmone e fattori ambientali e alimentari possono avere sul microbioma polmonare e sul microbioma di altri organi, intestino in primis 48-50.

Sebbene non siamo sicuri di quale sia il meccanismo realmente implicato, indubbiamente vi è la certezza che i macrolidi (in particolare l’azitromicina) abbiano un consistente successo nel trattamento di malattie polmonari croniche come la CF 51, le bronchiectasie 52, la Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva (BPCO) 53, l’asma bronchiale 54, le pneumopatie infiltrative diffuse.

Nei prossimi contributi vedremo come i macrolidi possano essere utili nella gestione terapeutica “integrata” di queste malattie.

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Affiliazioni

Bruno del Prato

UOSC di Pneumologia Interventistica AORN “A. Cardarelli”, Napoli

Copyright

© Associazione Italiana Pneumologi Ospedalieri – Italian Thoracic Society (AIPO – ITS) , 2017

Come citare

del Prato, B. (2017). Macrolidi: tra effetto immunomodulatore e antibatterico. Rassegna Di Patologia dell’Apparato Respiratorio, 32(5), 236-241. https://doi.org/10.36166/2531-4920-2017-32-53
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